lunedì 28 febbraio 2011

La scuola “di Stato" secondo mister B.

In difesa della scuola pubblica, attaccata dal premier - in una delle sue ormai consuete uscite che hanno il solo scopo di distrarre l'opinione pubblica dai suoi guai giudiziari - il PD ha promosso MARTEDI' 1° MARZO ALLE 17 E 30 un sit-in sotto Palazzo Chigi (Via del Corso - lato Galleria Colonna) per una scuola pubblica, garanzia della libertà di pensiero.

Ecco una piccola riflessione sulla questione:

di Franca Andreoni

“Crediamo nell'individuo e riteniamo che ciascuno debba avere il diritto (…) di poter educare i figli liberamente. Liberamente vuol dire non essere costretto a mandarli in una scuola di stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quello che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia”.
È la frase detta in questi giorni dal Presidente del Consiglio a proposito della scuola pubblica.
Vorrei subito far osservare l'uso di parole dal significato ben preciso: scuola di stato e inculcare dei principi.

Trovo strano e singolare che il premier non usi la parola scuola pubblica... mica siamo in un regime totalitario dove la scuola è di “stato “e dove si “inculca”…..
Ho fatto l'insegnante per tanti anni e lo sforzo che si compiva e si continua a compiere è quello di far funzionare “la scuola dei tagli” (politica del governo di centrodestra), di dare un futuro ai ragazzi nonostante perda complessivamente in qualità, poco spendibile perché sempre meno collegata al mondo del lavoro, perché non investe in risorse professionali e umane. Che rende marginali esperienze educative importanti per la crescita scolastica, culturale e civica di tanti ragazzi. Una scuola che è sempre meno autorevole perché i modelli di vita che vengono veicolati non sono certamente quelli basati sul merito, capacità e professionalità, ma furbizia , cinismo e arrivismo.

Siamo un paese dove nei fatti viene ridotta la dignità degli insegnanti, dove c'è un impoverimento nei percorsi educativi e formativi, dove evidente è l'incuria del governo in uno dei settori più strategici per il futuro del paese.
Una scuola dove non si investe è destinata a non dare speranze ai nostri giovani, significa nei fatti riprorre un modello scolastico a due binari: le scuole private dei privilegiati e quelle pubbliche. Significa che il pluralismo nella scuola va a farsi benedire, significa che la libertà di pensiero non è per tutti.

Significa che gli istituti scolastici gestiti dai privati e dai religiosi saranno sostenuti e previlegiati, significa fare la stessa operazione compiuta nella sanità, dove la privatizzazione la fa da padrone. Ma si sa che nei momenti di crisi con le gerarchie ecclesiastiche il Presidente del Consiglio non si fa nessuno scrupolo nel barattare i temi etici, i temi delle donne e la scuola pur di ottenere un consenso spendibile in modo inequivocabile.

Se il Presidente del Consiglio leggesse la Costituzione troverebbe all'articolo 35 che nel nostro Paese è garantita la libertà di scelta educativa, senza oneri per lo stato, e che la scuola pubblica non inculca, ma educa alla libertà e alla capacità di ascolto, alla cittadinanza attiva. La scuola pubblica anzi è l'istituzione democratica fondamentale per garantire la libertà nel nostro paese.

Ma siamo in un paese dove persino festeggiare il 150° dell'Unità d'Italia, diventa problematico, figurarsi la libertà d'insegnamento.

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