lunedì 31 gennaio 2011

Il megafono/ 7: ma l'Africa è lontana?

di Bruno Apolloni
Vista dalla luna dista una eternità, dice il cantautore.
Vista dall'harem di Arcore molto molto meno, con buona pace dei Leghisti.
Che cos'è che accomuna i moti della Tunisia, dell'Algeria, del''Egitto e dello Yemen alle centinaia di partecipanti agli scioperi dei metalmeccanici, alla moltitudine di manifestanti delle piazze contro Berlusconi di Milano, Firenze  e via a  andare ? L'impotenza dell'uomo comune, ma non per questo uomo qualunque, a concretizzare il proprio dissenso rispetto ad una classe politica che ha sempre più i connotati di un regime. Assistiamo quotidianamente una esibizione trionfale di strafottenza e e di indisponenza da parte di personaggi pubblici a vari livelli, a cominciare da Premier ed i suoi accoliti, e poi i suoi lacchè di stampa, alle escort nello spirito e nel corpo  fino a più insignificanti supporter, per dire "ci siamo insediati, siamo una cricca, e nessuno ci caccia, qualunque malefatta vogliamo fare".

Non voglio entrare nel trabocchetto del dimostrare la pistola fumante quale prova inconfutabile di reato, anche se nello specifico l'arma andrebbe declinata al maschile. Tutti sappiamo di cosa si tratta, sia l'adulatore che l'oppositore. Tutti sappiamo dell'impotenza di uscirne fuori.
Anche in Egitto lo sanno, e per questo non importa a molti se al posto di venirne fuori verranno fatti fuori. Comunque è una via di uscita.
L'Africa è lontana, da questo punto di vista e per fortuna. Eppure non si illudano i novelli gerarchi. Se metà della popolazione non si esprime ne a favore né contro di loro non vuol dire che li accettano, non vuol dire che non covano rabbia e voglia di uscirne fuori. Come? E chi lo può dire. Qui invece dobbiamo rifletter in casa nostra.
Non credo che questa folla di delusi sia in attesa di un salvatore, un nuovo unto del Signore, magari che indossi un'altra casacca. Piuttosto è in cerca di compagni che vogliano percorre la stessa strada, con lealtà e senza mire di potere, aperti a qualunque situazione si verrà a creare, perché, ad essere sinceri, nessuno di noi ha gli strumenti per prevedere a quale mondo approderemo.
Noi, siamo disposti a guardar loro in faccia e garantire questa apertura, al di la delle nostre visioni gerarchiche e delle nostre verità assolute, sia pure di una corrente o di una sottocorrente?
L'Africa è lontana, no, anzi è vicina. Ma noi che ne sappiamo dell'Africa?

1 commento:

treb ha detto...

Brzezinski e L’elite globale hanno davvero paura?
http://coriintempesta.altervista.org/blog/brzezinski-e-lelite-globale-hanno-davvero-paura/