lunedì 14 giugno 2010

Scuola/1. Ecco perché è sempre più povera

di Carmina Lo Bosco
Il discorso sulla scuola è lungo e difficile. Se ne parla sempre, spesso in modo negativo, ma pochi sono quelli che hanno voglia di approfondire, di affrontare con serietà le questioni. I governi di centro- destra hanno proposto e attuato “riforme”che obbedivano essenzialmente a bisogni di cassa, e non si sono posti minimamente gli obiettivi di ammodernare l’istituzione, fondamentale per la crescita sociale e civile del paese.

Un solo ministro di sinistra, Berlinguer, aveva proposto un progetto organico e lungimirante che cercava di avvicinare la scuola italiana a quella degli stati europei più sviluppati . Come molti ricorderanno, il governo cadde e tutto si fermò. L’opposizione di centro- estra di allora, Casini in testa, deprecarono il progetto e,molto probabilmente molti della stessa sinistra e del sindacato non ne furono convinti.

Si ricorda la fine che fece la proposta del “concorsone”, primo e unico strumento ( forse discutibile) che cercava di introdurre un briciolo di meritocrazia. Negli ultimi anni tutti gli interventi hanno impoverito e declassata la scuola pubblica, mentre quella privata ne ha tratto vantaggi , soprattutto economici.

E arriviamo all’attualità: si scopre che i tagli di organico,  effettuati lo scorso anno,  continuano negli effetti e che le scuole , soprattutto primarie , non riescono a soddisfare le richieste di tempo pieno. Da qui le proteste e l’amarezza di docenti e genitori. La manovra finanziaria , proposta dal governo, attacca frontalmente il personale, umiliandolo e sopprimendone i diritti.  Forse non tutti sanno che lo stipendio di un docente, a fine carriera ( 40 anni di servizio), non arriva neppure alla metà dei 90 mila euro dei dirigenti pubblici, tetto massimo oltre il quale per questi scatterà, secondo la manovra, un taglio del 5%. Invece per i docenti e personale ATA, fra blocco del contratto e scatti congelati, ci sarà un taglio del 10%. Non si tiene conto della tipicità dei contratti del personale della scuola, dove lo scatto di carriera arriva ogni 7 anni! Non si può trascurare, inoltre, la norma – sarebbe meglio chiamarla multa- anti-fannulloni di Brunetta, che indistintamente toglie soldi per la malattia , sia a chi si assenta qualche giorno in tutto l’anno, sia a chi si assenta per lunghi periodi. 


Per chi andrà in pensione nei prossimi anni, la liquidazione sarà erogata a rate! Come se non bastasse, è notizia degli ultimi giorni, che la quota del 30% dei i soldi risparmiati dai tagli previsti dal decreto 112/2008 , che sarebbero stati usati per la produttività, andranno a saldare i debiti ( oltre 900 milioni) che lo stato ha accumulato negli anni con le scuole , le quali non hanno avuto i trasferimenti per supplenze brevi e spese di funzionamento, comprese le spese per le pulizie.

Lo scenario che ci si presenta davanti agli occhi mostra come, mentre i sindacati si presentano divisi, la strategia governativa sia stata fin qui vincente: dividere per operare con tranquillità i peggiori attacchi ai diritti di tutti. Il rimpianto è quello che su questo tema, in particolare, il centro-sinistra avrebbe potuto portare avanti una riforma da posizioni progressiste invece si assiste allo svilimento graduale e costante della scuola pubblica; non mancano nel PD le capacità e le idee: bisogna rispondere colpo su colpo investendo sui concetti di meritocrazia, equità, solidarietà. Ai dirigenti politici si chiede più coraggio e meno individualismi, perché dalle divisioni inconsistenti si ottiene solo danno, per tutti!

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